Mikele Wad (Groove Magazine), @ Hip Hop Vita

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icon2  view post Posted on 6/6/2008, 22:49
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GugolRep

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L'anima di Mikele Wad!

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Intervista a Mikele Wad di Groove Magazine, a cura di Sbu




1.Cosa fai nella vita oltre che scrivere per Groove (la maggior parte ti conosce per questo)?

Faccio il visionario. Come molti. Faccio quello che pensa che la rivoluzione non esiste senza la rivoluzione. Non importa se su un giornale di musica o sul pavimento del bboyin, con le mani sui dischi, parlando alla radio o altrove. Quello che importa è esserci. E fare rumore. Forse per la gente del business, per i babbei con la cravatta e le risposte standard o per i preti non è niente. Ma per me è il minimo indispensabile.



2. Non segui solo l'Hip Hop?

Siamo nati tutti senza musica. Poi ce l’hanno insegnata. A qualcuno Africa Bambataa e Kool Herc, a qualcun altro Lou Reed, oppure i Kraftwerk. Le provenienze musical-culturali di ognuno sono intime e personali. Poi ci si incrocia e ci si influenza. Non seguo solo l’hip hop. Scrivo di musica per altri giornali tra cui Rumore, Rockit, Rocksound, Style. Le etichette servono a chi si fa le seghe con gli stereotipi. Per tutti gli altri c’è un suono e un’anima. Il resto è un mero contorno artificiale che spesso diventa strumento di mercato e basta. Sono tra quelli che pensa che: noi non siamo la musica che ascoltiamo, ma la musica che ascoltiamo è solamente nostra. Insomma cose così.



3. Ai tuoi occhi come si è evoluto il rap dall'uscita del primo Groove, ad oggi?

Molto. Così come è giusto che sia. L’hip hop è la cultura più bella e profonda della nu-generation. Non ne esistono altre altrettanto grosse e importanti. In alcuni posti il rap è il maggior mezzo di evoluzione personale. Negli ultimi tempi è cambiato il linguaggio, il mercato, l’utenza, il feedback del pubblico. Da una parte c’è il sistema del marketing musicale e dall’altra il flow vincente e disistuzionalizzato. L’anima. O perlomeno questa è la prospettiva. La merda resta ovviamente. Ma a me piace pensare all’anima, alla ganja, a migliaia di dischi buoni e a qualcos’altro. Cioè a quelle quattro-cinque cose che ci tengono in vita.



4. Recensisci dischi, ti occupi di interviste, talvolta ti sei occupato pure di presentare nuovi artisti con articoli più "discorsivi".. c'è una cosa che ti piace fare più di un altra?

Io non sono un giornalista. Cioè magari formalmente e legalmente si, però è una professione che non mi appartiene. Io scrivo, e non solo di musica. Racconto quello che la musica racconta a me. Diciamo che faccio da filtro. Così come quell’elegante rintontito di Oscar Wilde riteneva che se la musica è arte lo è anche il racconto di essa. Insomma la critica musicale la vivo così. Un po’ Lester Bangs, un po’ Kerouac o Hemingway. Da visionario forse. Come nella prima domanda.



5. In una tua vecchia recensione su Groove, al disco "Creature Shock Radio" dei Puppets Mastaz concludi il discorso testualmente:"Non è la prima volta che si racconta un disco Hip Hop di pupazzi: semplicemente questi sanno di esserlo". Hai intervistato o recensito "pupazzi" che non sapevano di esserlo? Chi per esempio?

Quasi tutti. La musica non è facile. Non è per tutti. C’è bisogno di studio, di analisi, di tecnica ma soprattutto, e qui sottolineo il concetto, c’è bisogno dell’anima. Quasi nessuno ce l’ha. E non è un’offesa questa. E’ la verità. Punto e basta. E’una società strapiena di pupazzi. Il gioco è capire chi non lo è. E scaricarne il disco.



6. Durante le tue interviste ai vari artisti con chi ti sei divertito, con chi ti sei incazzato, chi ti ha lasciato una bellissima impressione, chi magari ti ha deluso? Qualche aneddoto particolare?L'intervista che ad oggi ti è rimasta più impressa?

Mi son divertito con gli amici. Incazzato con quasi tutti gli altri. Tranne ovviamente i “grossi” artisti “veri”, uno come Wyclef mi ha inondato di belle impressioni, oltre ad avermi riconosciuto prima che io riconoscessi lui (non so ancora perché). Ci sono moltissime belle persone nella musica. Non saprei fare una lista, così ad occhi chiusi penso che Raiz sia un’ottima persona, Bunna, Joe Conzo, Mode 2, e mille altri. I più deludenti sicuramente sono stati Chingy o Fabolous. In America ci sono tantissimi ragazzini con in mano contratti grossi, ormai l’hip hop è uno strumento del marketing sovrastimato. Con Fabolous finì che si scazzò e mi chiuse il telefono in faccia solamente perché gli chiesi qualcosa riguardante il ‘ghetto’ (che ad uno che ha firmato album dal titolo Ghetto Fabolous non mi sembra sia il massimo del fuori luogo). Aneddoti ovviamente ce ne sarebbero mille. Ogni volta succede qualcosa. C’è quello che si emoziona e dice minchiate, quello che poi ti chiama perché hai omesso una parola, il ragazzetto che scassa il cazzo per ogni cosa. Insomma è dura. Ma ce la faremo. A volte è anche bello. Basta crederlo.



7. Tu e Groove spakkate lo Stivale Hip Hop in due: c'è chi vi odia, e chi vi ama (come tutte le grandi cose). Ti sei mai preoccupato dell'immagine che la gente si sta facendo di te, per quel tuo modo di scrivere "brusco" per qualcuno? Ti è mai venuto il dubbio che qualche volta hai "accentuato" un po troppo?

Non me ne frega un cazzo. Questo è un riflesso del provincialismo del rap italiano. Negli States non è così. Ma anche in Italia, in altri ambiti non è così. L’hip hop italiano al 99% è mosso da ragazzini. E non parlo di età. Anzi i ragazzini del rap italiano sono quelli che credono di essere ‘grandi’, ma sono dei semplici piagnucoloni che sbavano sul mercato discografico che a sua volta glielo mette in culo e basta. Gente che vorrebbe essere incensata e glorificata solamente perché da anni racconta ai genitori e agli amici di essere un’artista. Ma gli artisti veri sono pochi in Italia, e non fanno il rap. Se questa gente non si mette da parte resterà una scena di risentiti e vincitori del niente. Ma almeno avrò provato a spiegare questo alle persone curiose. La critica rock è uno dei centomila strumenti che può aprire la mente, alcuni tra i grandi capi del rap italiano sono l’immagine di un paese che ha la mentalità ferma ai primi ottanta, e questo è molto triste se lo strumento di cui abusano è la cultura più liberale e pluralista dell’ultimo secolo.



8. l'idea non sarebbe neanche male, quella di mettersi in prima persona a 'recensire una recensione' scrive Marco Galassi di Rockstar (http://www.rockstar.it/news.asp?ID=4535). Un recensore ne sarebbe altrettanto d'accordo?

Io non sono un giornalista. Ne un recensore. Scrivo la musica, dal mio punto di vista. E se sarà il punto di vista intimo e critico di ognuno a rivoluzionare il sistema dall’interno, allora è fondamentale che si crei un opinione su tutto, anche su una recensione ad un disco. Che spesso dice il triplo delle cose rispetto alla musica contenuta nel “fantastico” album di turno. L’opinione è l’anima dei rapporti. Per cui è fondamentale averla, crearla e diffonderla. Non necessariamente con la musica.



9. Cosa pensi delle radio italiane? cosa si potrebbe fare affinché nelle programmazioni dei network inizi ad entrare un po di sana musica indipendente?

E’quasi impossibile. L’Italia per quello che la conosco io è un paese ‘mummia’. Cioè statico, instabile, che lo prende nelle chiappe e manda la pubblicità prima e dopo la penetrazione, magari perché in America questo è il nuovo format di successo. La musica indipendente deve restare tale. L’underground è la cosa più importante per ogni musica. Per ogni cultura. E’ lì che cresce e si sviluppa tutto. Poi i grossi Network continuassero a descrivere e suonare la società dall’arrivismo e delle facilonerie. Non è nemmeno colpa loro. Penso che se l’underground si sviluppi e crei una propria lotta allora poi si potrà andare tutti sui grossi network, ma con gli occhi, il fuoco e le parole di un movimento stabile e forte. Quello vero. E non potranno metterci la pubblicità ne prima ne dopo. Io lavoro in radio da sempre, da quando vivo a Milano su Radio Popolare Network, che è l’istituzione italiana in ambito radio indipendenti. La musica indipendente deve resta tale. Mai farsi affascinare, per poi farsi schiaffeggiare, inutilmente dalle multinazionali.



10. i media e l'Hip Hop: "yo" su mtv non è più quello di prima, Rapture su all Music (rispetto a Rido e il suo Team) è diventato noiosissimo e inguardabile, Zac su 105 se la cava, ultimamente anche Max Brigante, ma è ancora tutto a livello Mainstream. Troppo poco. Si sente la mancanza di proposte quotidiane come Street Style o Soulsista vecchia maniera.. è colpa dei programmatori radiofonici ultra cinquantenni, poco attenti ai gusti giovanili, come dice Jake La Furia in un pezzo di "Vile Denaro"?

E’ colpa di tutti quelli che in Italia hanno sfruttato l’hip hop per farne un finto-business momentaneo. Colpa dei rapper senza ossa che pur di tornare a casa con un contrattino hanno venduto il culo, colpa di chi pur di parlarne bene si è alienato la faccia, colpa di chi parla senza sapere, colpa di chi osserva senza parlare e si vende l’anima. E via così. L’hip hop è di chi c’era e di chi c’è. E non di chi pensa di esserci stato. L’hip hop secondo me è di chi lo fa. Lo segue. Lo pratica. Lo ama. Tanto alla fine te ne accorgi.



11. Sarà mica che l'Italia si spaventa davanti al linguaggio colorito (possibilmente dell'Hip Hop), mentre da un altra parte abbiamo una Tv vuota e volgarissima intrisa di messaggi sessuali ad ogni ora (vedi, buona domenica)?

Non la vedo quasi mai la televisione, da quando vivo a Milano forse mi è successo due volte. In realtà credo che il ‘linguaggio colorito dell’hip hop’ sia il più grande alibi che sta distruggendo tutto. L’hip hop è uno dei messaggi più facili e semplici da trasmettere, altrimenti non avrebbe fatto il giro del mondo in meno di vent’anni. Il punto è che spesso qui da noi chi si avvicina a parlare di hip hop alla gente si chiude automaticamente in un guscio, quello dell’incomprensibilità anticipata. Come se preventivamente parlare di hip hop sarebbe parlare ‘diverso’. Invece no. Il linguaggio è lo stesso di Maurizio Costanzo a Buona Domenica (sempre che ci sia ancora lui) con la differenza che la sua comunicazione ha le palle mosce che gli cadono nei mutandoni, mentre chi segue l’hip hop potrebbe valorizzare filologicamente il più grosso dei cazzi duri che distruggerebbe Maria De Filippi e tutti i suoi amici. E la volgarità, se valorizzata bene, può essere la vera forza.



12."Destra o Sinistra resta una trappola per topi".. da che parte stai? Cosa pensi dell'attuale situazione sociale e politica del Paese?

E’una trappola antica, anacronistica, e lontana da me. Sono due parole che vogliono storicizzare singoli momenti politici, ma non fanno altro che disintegrare buoni principi individuali. Quei pochi che ci sono, ma ci sono. Non è tutta pessima la politica italiana. Ma è destinata ai compromessi partitici, elettorali o poltronistici. Il pensiero politico di ognuno prescinde dalla scelta di due bandiere. Il futuro, anche qui, è l’anima.



13. Talvolta sembri scettico nei confronti dei rapper italiani in giro.. non credi che sia colpa del basso potere delle Indy, che sono poco incentivate, e non hanno soldi per investire su nomi nuovi? oltre alla marea di Pupazzi non consapevoli in giro potrebbero esserci tanti talenti inespressi che non passeranno mai alla storia per colpa di questo sistema corrotto..

Fare musica è un’arte. Non è un gioco. Il rumore non è un gioco. Parlare alla gente non è necessariamente fare un disco. Ormai fare il disco è fortunatamente qualcosa di blasfemo. E non servono i soldi. E non è vero che le indipendenti non li hanno, forse non sanno trovarseli, oppure seguono l’impossibile parallelismo con le major. Ma le major non sono la verità. Ci sono buoni rapper in Italia, ma non deve essere un disco a giudicarne la bravura, non è il fine che conta ma la capacità di personalizzare il mezzo. Quando qualcuno capirà questo (molti lo sanno già da anni, vedi Colle Der Fomento) si avrà buona musica che se ne sbatte il cazzo del sistema (discografico in questo caso) e fa rumore (hip hop in questo caso).



14. a proposito, dei giovani rapper Italiani chi ti colpisce?

Il rap italiano sa essere bello secondo me quando non tenta di americanizzarsi forzatamente e quando non cerca di mascherare un messaggio. Ma quando un messaggio ce l’ha e anche un’identità. I più bravi non sono ancora diventati ‘noti’ e i vecchi bravi son quelli che non senti, e non vogliono svendersi per farsi sentire a tutti i costi.



15. Chi dei "vecchi" rapper pensi possa dare ancora tanto alla musica?

Nessuno. Ormai è cambiato tutto. E’come nel sistema politico. Pochissimi, ma davvero pochi, hanno saputo seguire i tempi che corrono. Un nome l’ho fatto due domande fa, altri cercano il Karma oppure fanno il soul, o vanno in Giappone. Insomma pochi. E fossi un rapper non aspetterei loro, che hanno già fatto tanto.



16. Aprendo il primo numero di Groove del 2008, nei classici della redazione, compaiono anche i tuoi: nomi molto "underground" e alcuni altri addirittura inscrivibili! :P Ce ne parli? Chi ci segnali in particolar modo? Da dove peschi tutta questa roba?

La musica hip hop non va vista sempre e solamente dall’interno, e le classifiche spesso sono noiosissime. Quei nomi fanno parte di ricerche istintive in altri ambiti. Senza essere segaioli, che le seghe non fanno bene a nessuno. Ma con un certo gusto, personale ovviamente.



17.Hai recensito pure 2pac, e dici che è morto solo "nell'immaginario"... chi sarà suo erede?

Assolutamente nessuno. E’un personaggio troppo originale e raro. Nessuno può ereditare quello che gente come lui, o Chuck Berry, o Curtis Mayfield, o James Brown hanno lasciato al pianeta musica.



18. Il mainstream e qualche volta anche l'underground oggi sono caratterizzati dalle forti influenze melodiche provenienti dal dirrty south. Sono quattro anni che va così. Ti senti stufo del "trend", o incontra i tuoi favori? Cosa ci potrebbe essere nell'Hip Hop dopo il South?

Il Dirty South esiste da tantissimi anni. Ora hanno semplicemente creato l’immaginario giusto per venderlo e in molti casi svenderlo. Come i quattro salti in padella. Ormai lo trovi in tutte le salse, e di tutti i gusti. E’un momento. Questa brillantezza provvisoria passerà quando Soulja Boy non avrà ancora scopato per la prima volta.



19. In una tua intervista esa afferma testualmente: "prima con fish eravamo i King del Club, ora siamo i King dell'Intelligenza" . concordi?

Non me lo ricordo nemmeno. E comunque nell’intelligenza non ci sono King. Tranne Hunter Thompson.




20. esa, Inoki, Tormento, Barry Covex e Puni, sul Myspace hanno fatto a gara a chi te ne diceva di più. E' vero come dicono in rete che sei il figlio ileggittimo di El Prez? Scherzo! Chi ha vinto alla fine?

Non è mai stata una gara né una guerra per me. Ognuno per se stesso. E’ gente che ha qualche fan e che ha voglia di dire le sue cose con la musica. Gente rispettabile. Ma a me i qualunquismi e gli arrivismi di chiunque voglia convincermi del contrario di quello che ho sentito con le mie orecchie, mi succhiano il cazzo. Punto.



21. Dopo tutto quel putiferio hai ricevuto più minacce o querele?

Le minacce sono quanto di più ignorante possa esserci in una società libera e democratica, ancora di più se attorno ad una cultura popolare e semplice tra gente che gioca a fare l’artista. Le querele non sono altro che il mezzo più sfigato per sussurrare qualcosa. Ma tanto lo prende in culo sempre chi perde l’anima in ciò che fa. E io sto apposto.



22. dopo tutta la cattiva pubblicità che questi personaggi hanno fatto a Groove e a te, c'è sempre tanta gente che vi apprezza, alcuni visitatori di Hip Hop vita ti considerano addirittura un idolo perché dici quel che pensi, e rappresenti un po noi .. vuoi salutarli?

E’ troppo importante questa cosa. Anche se magari suona banale, ma è fondamentale avere e sapere di gente che supporta, condivide, critica e crea una propria opinione su quello che fai col massimo dell’onestà, umiltà e determinazione. Ringrazio tutti, dalla gente nota ai ragazzetti di 12 anni che hanno seguito qualcuno o qualcosa non per fanatismo ma per stima personale. E’troppo importante questo. Per me lo è. Perciò ringrazio tutti. Di cuore. I know you got soul.



23. Groove sta per diventare Juice Magazine: cosa ci sarà in questa nuova rivista in più o in meno della vecchia? Resterà mensile? Parlacene un po!

Cambia il titolo, che tra l’altro ha quel bell’effetto flashback di ‘giassentito’ e di buone premesse. Io continuerò a fare - quello che per alcuni è fare - danni. Per me è sincerità e onestà. E fare rumore. Ed è ancora troppo poco. Dobbiamo essere in tanti. E fare il triplo. Ognuno a suo modo. Spingerci. Che non è una formalità ma una questione di qualità.



24. Grazie dell'intevista.. speriamo che in futuro continuerai ad occuparti di Hip Hop italiano perché nonostante tutto: parola di Wad, parola del popolo!

Molti artisti di rap italiano hanno specificato di non volere che sia io ad occuparmi delle loro cose, altri (più o meno nella stessa quantità) invece l’esatto contrario. Molti dischi appena li prendo li butto per strada. O li regalo. Altri, quelli belli, li suono in radio e li spingo ovunque posso. Questo è voler bene alla musica prima che ad una persona, al suo passato e a tutto il resto. E quel tuo ‘parola di wad, parola del popolo’ mi fa un po’ sorridere e un po’ tremare l’anima. Che è il futuro. Giusto?



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